Il 2020 è stato un anno durissimo per il settore culturale, un uragano che si è abbattuto pesantemente sul mondo della cultura. Sono crollati tutti gli indicatori e gli enti e le imprese culturali hanno subito ingenti contraccolpi. Il diciassettesimo Rapporto Federculture, che costituisce la più importante fonte di analisi e aggiornamento nel settore dei beni e delle attività culturali, restituisce una fotografia accurata della sofferenza causata dalla pandemia. Resistono però i libri e la lettura chiude addirittura con il segno più.

Naturalmente il Covid ha inciso fortemente sulle istituzioni e le aziende culturali, che hanno dovuto sopportare lunghi periodi di chiusura: concerti e teatri hanno registrato -23% e i musei -14%. E crolla la spesa media delle famiglie per la cultura e la ricreazione: si attesta a 56 miliardi di euro complessivi con un calo di spesa media mensile del 26%.

”Il 2020 e, possiamo dire oggi, anche larga parte del 2021 sono stati anni terribili per il mondo della cultura, per tutto il Paese e per tutti noi. – ha commentato Andrea Cancellato, presidente di Federculture – La crisi, i suoi effetti, le politiche di rilancio, ci hanno fatto capire che non è più tempo di piccoli passi ma di decisi movimenti e iniziative innovative per la promozione della partecipazione culturale”.

Il Rapporto “Impresa cultura. Progettare e ripartire”, è stato presentato a Palazzo Massimo, a Roma, alla presenza del ministro della Cultura, Dario Franceschini. Il ministro commentando il Rapporto ha ammesso che sono “dati impressionanti” e che l'”uragano è arrivato in tutti i campi, in particolar modo nella cultura”. Ma il ministro ha anche registrato l’indice alto di soddisfazione delle misure emergenziali di sostegno e ha detto che “l’Italia sarà più veloce di altri paesi nella ripresa” perché “sa affrontare le sfide difficili e lo ha dimostrato ieri sera sul campo di calcio contro la Spagna”. Infine una previsione: “Andremo incontro a un nuovo Rinascimento. Bisogna cogliere l’onda e aiutarla. Ci sarà spazio, nel quadro di una riscrittura delle gerarchie dei valori, per una crescita delle spese culturali. C’è un grande spazio per investire”. Sugli strumenti da utilizzare Franceschini ha parlato delle detrazioni delle spese culturali, che però da sole non bastano, ma hanno bisogno di “strumenti che le integrino”. Ci sarà ancora l’Art Bonus e ci saranno le risorse del Recovery Plan.

L’annus horribilis

E’ stato un anno molto complicato: si rivela, come si diceva, un 26% in meno nella spesa media mensile (per spettacoli e cultura si passa da 127 euro spesi a 93 euro al mese). Gli indicatori sono tutti negativi: la spesa delle famiglie italiane per cultura e ricreazione crolla a 56 miliardi di euro complessivi (era di oltre 73 miliardi nel 2019), un valore che riporta al 2000. La voce di spesa per ricreazione, spettacoli e cultura passa da 127 a 93 euro al mese, con le sottovoci pacchetti vacanza e servizi ricreativi e culturali che perdono rispettivamente il 56,8% e il 37,3%

Negativi, come si prevedeva, anche tutti gli indicatori relativi alla partecipazione e fruizione culturale dei cittadini in tutti gli ambiti. Alla sofferenza di concerti, teatro e musei si sommano le ”assenze” di turisti che penalizzano in particolar modo la fruizione museale: i siti statali segnano un -75,6% mentre il turismo vede una perdita di 27 miliardi di euro (-61%) in termini di spesa dei turisti stranieri, i cui arrivi scendono da 65 a 16 milioni di euro.

La difficoltà delle imprese

Il 62% delle imprese dichiara impatti sul proprio bilancio fino al 60%, per il 12% l’impatto è anche superiore a questa soglia, con conseguenti ripercussioni anche sull’organizzazione del lavoro, circa il 70% ha fatto ricorso a Cig o Fis, e sulle attività largamente riconvertite al digitale per mantenere la vicinanza almeno virtuale con il pubblico tenuto lontano da chiusure e restrizioni (il 41% dei rispondenti ha avuto una riduzione del pubblico fino al 50%, il 37% tra il 50 e il 75% e il 21% oltre il 75%).

A fare da argine le misure di sostegno al settore e contrasto alla crisi: vi ha fatto ricorso la totalità delle grandi imprese e più dell’80% sia di imprese medio-piccole che medio-grandi. Tra le imprese di piccole dimensioni, il 67% ha beneficiato dei sostegni. E il giudizio sugli stessi è in buona misura positivo: il 54% ha ritenute le misure adeguate seppure rivolte solo a fronteggiare l’emergenza, mentre poco più del 7% le valuta adeguate ma con criteri e procedure di accesso complesse. Il 12% dei rispondenti le considera sufficienti e il 26% insufficienti.

Segnali positivi per i libri

La lettura dei libri invece, visto che il tempo trascorso a casa, è incrementata. Il fatturato delle imprese editoriali non è calato e per la prima volta dopo tanti anni possiamo festeggiare una crescita della lettura. La quota di lettori – di coloro che hanno letto almeno un libro l’anno – è infatti nel 2020 aumentata del 3,5%, risalendo a un valore che non si vedeva da sei anni. Un aumento che si registra in particolare tra i bambini di età 6-10 anni, e nelle fasce di adulti tra i 25 e i 44 anni e che riguarda tutte le tipologie di lettura e di acquisti dal libro di carta tradizionale agli e-book.

In crescita anche le erogazioni effettuate attraverso l’Art Bonus: donati 130 milioni di euro per interventi per il patrimonio culturale.

di Raffaella De Santis

Fonte: https://www.repubblica.it/cultura/2021/07/07/news/l_anno_orribile_nel_rapporto_di_federculture-309301341/